Bullismo, cosa fare: un fenomeno da conoscere e affrontare

Contributo a cura del Dottor Giovanni Mattia* –  La stampa ogni giorno riporta casi di prevaricazioni, soprusi e prepotenze commessi da un ragazzo, o molto spesso da un gruppo di ragazzi, nei confronti di un ragazzo di classe, di scuola di quartiere, più o meno della stessa età. Il bullismo (dall’inglese bullying che può essere tradotto con tiranneggiare, padroneggiare, intimidire) può essere definito come un’azione che mira deliberatamente a fare del male e/o danneggiare un altro individuo reiterate volte nel tempo. Il bullo, si tratti di un singolo individuo oppure di un gruppo, desidera sopraffare una persona per sentirsi più forte, più importante, per contare di più.

Il bullizzato, o vittima, è un bambino/ragazzo che subisce delle prepotenze: colpi, pugni, calci, minacce, l’essere rinchiuso in una stanza ricevere bigliettini con offese e parolacce, subito allontanamento e isolamento. Questi fatti capitano spesso nelle scuole e chi subisce non riesce a difendersi. Gli episodi di bullismo sono presenti già a partire dalla scuola primaria fino alla scuola secondaria di primo grado con modalità dirette di tipo fisco o verbale.

Con il passaggio alla secondaria di secondo grado si assiste ad una diminuzione quantitativa del bullismo, che però si accompagna ad un aggravamento qualitativo degli atti di bullismo, con episodi gravissimi veri e proprie anticamere per comportamenti delinquenziali.

Come riconoscere i segnali del bullismo – Segnali che aiutano a riconoscere se un ragazzo/a è vittima :

Torna da scuola con vestiti strappati o sporchi e con materiale scolastico rovinato;

 Non frequenta amici nel tempo libero;

 Fa brutti sogni e/o dorme male;

 L’interesse per la scuola e il rendimento diminuiscono;

 Ha frequenti mal di pancia o altri tipi di malesseri che lo portano a non frequentare la scuola ;

 Ha frequenti sbalzi d’umore si isola, piange;

Ha ferite o lividi e tagli a cui non sa dare una spiegazione valida;

 Chiede o prende denaro di nascosto (per assecondare i bulli);

Segnali che aiutano a riconoscere se un ragazzo/a è bullo/a –

 prende in giro ripetutamente e in modo pesante;

 può essere oppositivo anche nei confronti dei genitori o di eventuali fratelli;

 fatica a rispettare le regole anche in casa;

rimprovera, intimidisce, minaccia, tira calci, pugni, spinge, danneggia cose

Cosa fare? Prendere consapevolezza del problema “bullismo”: innanzitutto prestare attenzione ad eventuali segnali della presenza del bullismo.

Non minimizzare il problema: far capire al figlio che è importante prendere in seria considerazione il problema che riporta, creando un clima di ascolto attivo e di fiducia;

Favorire il dialogo: evitare di assumere un atteggiamento colpevolizzante e punitivo, ma al contrario potenziare il dialogo e la comunicazione, promuovendo la cultura dell’ascolto;

Non arroccarsi su posizioni estreme nei confronti del proprio figlio (di accusa o di difesa): avere una visione reale del problema, evitando di schierarsi dalla parte del bullo o della vittima;

prima di intervenire, capire a fondo il problema e le motivazioni che hanno portato ciascun attore coinvolto a comportarsi in un determinato modo;

Valorizzare il dialogo scuola famiglia: stare costantemente in contatto con il personale della scuola (insegnanti, dirigenti e personale non docente) per cercare di definire il problema, ascoltando anche quello che hanno da dire gli operatori scolastici;

Prestare attenzione al vissuto emotivo del proprio figlio: cercare di far emergere le emozioni, le paure e i sentimenti del bambino rispetto all’accaduto. Provare a mettersi nei panni del proprio figlio, per cercare di capire meglio che cosa stia vivendo;

Invitare il proprio figlio a chiedere aiuto: far capire al bambino che, se si dovesse trovare nella posizione di vittima di azioni di prepotenza, è importante chiedere aiuto ad uno dei suoi adulti di riferimento. Spiegare che questo non è un atto di debolezza, ma è un modo coraggioso per smascherare il bullo e farlo uscire allo scoperto;

Trovare una soluzione al problema insieme al proprio figlio: coinvolgere il bambino in modo attivo nella ricerca di strategie adeguate ed efficaci per la risoluzione del problema;

Confrontarsi con altri genitori: è importante condividere paure e preoccupazioni rispetto all’accaduto per scoprire, magari, di non essere gli unici coinvolti nel problema;

Potenziare l’autostima del proprio figlio: lavorare per costruire la fiducia del bambino in se stesso ed incoraggiarlo a sperimentarsi nelle attività (anche extrascolastiche) in cui riesce bene

*Pedagogista e Psicologo, istruttore di Jiu jitsu- membro dell’equipe de “IL CENTRO- Professionisti a servizio della persona” della Cooperativa sociale LA COCCINELLA di Anzio